Tra Tindari e Marinello

 

Tindari e Marinello - Cucina di Sicilia

Di Tindari, Montalbano ricordava il piccolo, misterioso, teatro greco e la spiaggia a forma di una mano con le dita rosa… Se Livia si tratteneva qualche giorno, una gita a Tindari era una cosa che ci poteva pensare.
(Andrea Camilleri, La gita a Tindari, Sellerio Editore)

Non poteva non alimentarsi la fantasia di Camilleri vedendo un luogo così magico come Tindari, il promontorio a picco sul mare col “piccolo, misterioso, teatro greco e la spiaggia a forma di una mano con le dita rosa”.

Dopo la pioggia l’aria si è fatta tiepida, Agosto sembra lontano oggi. Giro l’angolo mentre fotografo il monte e all’improvviso vedo il primo laghetto di Marinello. In parte è già nero ma c’è ancora una pozza di luce discontinua e vibrante.

Alzo lo sguardo e vedo il santuario di Tindari, la sua ombra si specchia su uno dei laghetti. Mi viene da pensare che, forse, adesso la Madonna nera sta riposando, stanca e lieta per i tanti che sono venuti a trovarla. Il suo ebano non scolora in questa luce crepuscolare.

Qui a Marinello la natura è in quel momento in cui spera di risorgere, le tante specie che si succedono lungo questo sentiero che confina con il mare, fanno come un voto alla pioggia che oggi è arrivata. E mentre nel quasi buio si ritorna sui propri passi, cerco di memorizzare i tanti nomi di queste piante che ci hanno fatto una muta compagnia. Barboncino mediterraneo, Elicriso, Fileno di mare, Garofano delle rupi.

Testo di Antonella Coco

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