Cucina di Sicilia non è un sito dedicato esclusivamente all’arte culinaria.
La Cucina di Sicilia di cui vogliamo parlare insieme a voi è quella in cui tutti i siciliani sono cresciuti e continuano a crescere, un luogo fisico e allo stesso tempo ideale.
Certo la cucina siciliana è rappresentata comunque dalle ricette, dalle pietanze, da quello che mangiamo ora e che mangiavamo da bambini, dai piatti magari semplici ma sempre gustosi, specie nei nostri ricordi, che preparavano le mamme e le nonne e che, speriamo, continuano a preparare ancora adesso.
La cucina è anche l’ambiente dove intorno al cibo e alla sua preparazione ruota tutto l’universo familiare: mentre si preparano pranzi e cene si chiacchiera, si litiga, si trasmettono valori e tradizioni, si formano le nostre personalità.
Ecco quindi che la cucina diventa un luogo ideale, la Cucina di Sicilia in cui raccogliere certo le ricette della tradizione siciliana, ma anche tutto quello che, come i modi di dire, i proverbi, le parole dialettali, le immagini, può aiutarci a descrivere e condividere le sensazioni, i suoni, i sapori, gli aromi che fanno della Sicilia una terra unica al mondo.
Le ricette della cucina siciliana: il sapore dei ricordi
Naturalmente in un sito che si chiama Cucina di Sicilia le ricette non possono certo mancare, anche se non vogliono costituirne l’argomento esclusivo, perchè Cucina di Sicilia non ha come suo principale obiettivo quello di diventare un perfetto manuale della cucina siciliana. Per noi le ricette diventano semplicemente un modo per discutere, per condividere impressioni, sentimenti e e sensazioni legate alla Sicilia.
Per questo motivo le ricette che pubblichiamo non hanno assolutamente la pretesa di rappresentare un modello di perfezione culinaria, anche perché proprio le variazioni e, perché no, persino gli errori le fanno diventare nei nostri ricordi particolari e uniche, come la pasta alla norma della mamma o della nonna, che per ciascuno di noi non ha solo il gusto delle melanzane, del pomodoro e della ricotta salata, ma porta per sempre con sé il sapore della nostra terra, della nostra casa, della nostra famiglia.
La Sicilia non è un’isola
“Io non so che voglia sia questa, ogni volta che torno in Sicilia, di volerla girare e girare, di percorrere ogni lato, ogni capo della costa, inoltrarmi all’interno, sostare in città e paesi, in villaggi e luoghi sperduti, rivedere vecchie persone, conoscerne nuove. Una voglia, una smania che non mi lascia star fermo in un posto. Non so. Ma sospetto sia questo una sorta d’addio, un volerla vedere e toccare prima che uno dei due sparisca.”
(Vincenzo Consolo, Le pietre di Pantalica, 1988)
La Sicilia non è un’isola ma un continente. Continua a leggere→
Modi di dire, proverbi e dialetto siciliano
Dialetto? Noi Siciliani lo chiamiamo lingua per la sua ricchezza ed efficacia espressiva e perché ancora, a undici secoli di distanza, non riusciamo a mandare giù che, nel Medioevo, la Scuola Poetica Siciliana di Federico II di Svevia ha “rischiato” di farne la lingua nazionale, se non fosse stato per i benedetti “Toscanacci” che hanno “messo in campo” quel fuoriclasse assoluto di Dante Alighieri.
Che farci? Meglio non pensarci più e accontentarci di fare in modo che questo nostro prezioso patrimonio non muoia del tutto, almeno nella sua accezione popolare, quella fatta di proverbi lapidari, motti arguti, espressioni intraducibili che, usando un linguaggio diverso, perderebbero non solo significato, ma anche incisività, ironia e immediatezza.
Io ne ricordo alcuni, uditi nella mia infanzia, quando, nell’immediato dopoguerra, gli adulti usavano ancora, almeno in famiglia, intercalare l’italiano con il dialetto, che era invece proibito ai bambini, per facilitare il loro rendimento scolastico. Morale della favola: i miei genitori e le mie sorelle maggiori avevano libertà di parola, ma io e mio fratello venivamo subito corretti se usavamo un’espressione dialettale.
Che ingiustizia! Non riuscivo a farmene una ragione. E come spesso accade per le cose proibite, ho amato ed amo ancora adesso il siciliano più di tanti altri che da bambini lo parlavano e ora, quando sentono una frase in dialetto, storcono il naso e fanno finta di non capire.
Si tratta di battute ora scanzonate e ironiche, ora serie e riflessive, che attingono per la maggior parte al mitico, e ormai quasi scomparso, mondo contadino. E poiché esso ruotava attorno alla produzione, all’elaborazione e alla fruizione di un unico fondamentale elemento, il cibo, è per questo che esso compare spesso nei modi di dire e nei proverbi siciliani.